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Lei e Lui. Dipende dai punti di vista (18)

Filo alla cassa e pago la spesa, poi torno a casa a piedi con la busta stretta al petto per non romperla. Dopo un quarto d'ora, vedo l'edificio di fronte a casa mia, accelero la camminata ed in due secondi sono già entrata dalla porta, mi dirigo in cucina, dove lascio gli ingredienti per la torta, ma essendo i miei zii molto impegnati con il pranzo, decido di mettermi il grembiule ed iniziare a preparare il dolce.
Si crea una confusione pazzesca, ma non si sa come riusciamo a creare il pranzo ed il dolce perfetto per il mio cugino maschio preferito. Stanchi morti, io ed i miei zii ce ne andiamo sul divano anche se siamo sporchi di farina, sugo, cioccolata e chi più ne ha più ne metta, ci rialziamo verso l'ora di cena. Giulia appena suona il campanello si precipita alla porta a ritirare le pizze che aveva ordinato e poi con il resto della famiglia, tranne Alfonso che non c'è (era tornato a casa mentre ero a fare la spesa ma poi è fuggito nuovamente dicendo che andava a casa di un suo amico e restava pure lì a dormire) prepariamo la tavola e ci andiamo a cambiare in modo da renderci almeno presentabili prima della cena, mangiamo, appena finito mettiamo i contenitori delle pizze nell'apposito cestino.
Sconsolati prendiamo gli addobbi e adorniamo tutta la casa di palloncini, alcuni hanno la scritta "16", festoni ed uno striscione fatto a mano da noi con scritto sopra buon compleanno Alfonso. Finito anche questo compito andiamo tutti a dormire, il mattino dopo (domenica 6 novembre 1994) la zia ci sveglia presto per farci fare il bagno e finire gli ultimi ritocchi, a questo punto manca solo il festeggiato e da inserire le candeline sul dolce che io mi sono dimenticata di comprare, zio Edoardo e zia Camille le cercano per tutti i cassetti della casa, ma non trovano nulla, alla fine decidono di non mettere niente. Sono le undici e mezzo ed è quasi ora di pranzo, finalmente il festeggiato affamato si affaccia alla porta di casa, neanche varca la soglia che viene assaltato da una ciurma di sorelle, una cugina (ovvero me) e dai genitori tutti pronti a fargli gli auguri. Il poveretto dopo aver ringraziato, non si sa come, riesce a liberarsi dall'abbraccio stritolante della sua famiglia. Il ragazzo si dirige a tavola dove lo aspettano tutti i suoi cibi preferiti cioè: la pasta fatta rigorosamente a mano con sugo di pesce, crostata salata alle verdure e la famosa torta cappuccino, di cui io non riesco nemmeno ad assaggiare un pezzo perché non faccio in tempo a tagliarla che gli altri commensali l'hanno già divorata tutta, almeno questo vuol dire che era buona. Dopo il dolce, gli zii prendono i regali che gli avevamo fatto, Alfonso li apre cercando di capire di chi sia il regalo e cosa ci sia dentro lo scatolo sonante (tranne per qualche burlone che gli aveva fatto la scatola vuota con scritto "riprova e sarai più fortunato"), una volta finito di aprire tutti i pacchi, in cui alcuni c'erano anche dei soldi, spediamo il festeggiato a farsi il bagno, mentre noi puliamo la tavola, spaziamo e laviamo i piatti. Appena Alfonso torna, tutta la famiglia decide di andare a fare una lunga passeggiata per smaltire un po' di calorie e poi come da tradizione, a fine serata, torniamo a casa e ci spaparanziamo sul divano ed è mio cugino  a preparare la cena per tutta la famiglia. Finita la cena ognuno va nella propria stanza, a me tocca fare un po' di compiti dato che durante il resto del weekend non ho potuto fare niente, poi vado a dormire.
La sveglia del mattino suona prima del solito (lunedì 7 novembre 1994), mi alzo come un rottame, rotolando mi preparo, faccio colazione, mi lavo i denti, prendo lo zaino, a questo punto si svegliano anche Rachele, Daisy, Primula e Giulia
«Dove sono mamma e papà?» Daisy
«Non lo so, credo entrambi a lavoro Daisy» Io, la mia cuginetta mi guarda poi se ne va a fare colazione, approfitto della calma per andare via, mentre mi richiudo la porta alle spalle e guardo verso la casa dei nostri vicini (la famiglia di Rosa) mi balena in testa un'idea per levarmi due scocciatori in una volta sola.

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