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Lei e Lui: Dipende dai punti di vista (24)

Martedì (22 novembre 1994), a scuola, torna Rosa, la quale non perde l'occasione di prendermi in giro dopo una mia caduta per le scale, mentre stavo salendo in classe dopo la fine della ricreazione. Avevo avuto la brillante idea di scappare di sotto, nell'atrio, per evitare Kristopher, perché avevo paura che, con l'assenza della sorella, diventasse ancora più appiccicoso del giorno prima, invece anche lui era uscito fuori.
Entrati in classe, ci troviamo, davanti alla cattedra, la professoressa di inglese anche se non dovrebbe esserci lei, costernata come non mai, ci chiede nuovamente scusa perché doveva cambiarci i posti una settimana fa, invece se ne era nuovamente dimenticata. Questa volta lo fa sul serio, adesso sono vicina a Paolo, il meteorologo con pene d'amore, negli ultimi banchi in fondo (lato della porta), Cristina si trova vicino a Rosa e non la invidio affatto, entrambe sono nei banchi in prima fila, di fianco alla porta, Kristopher sta vicino a Gioia (la mangia tutto) e si trovano nei banchi centrali di fianco a me e Paolo, Isabella è vicina a un altro compagno di classe dai capelli viola sul lilla e gli occhi rossi di nome Gianluca e si trovano nei due banchi centrali della classe.
Lei e Lui Dipende dai punti di vista
Gianluca, il vicino di Isabella, i capelli sono più sul lilla
Finito questo lavoro ci lascia all'ora di lezione, che si trasforma per gentile concessione del professore in un'ora di verifica a sorpresa. Tutti contenti separiamo nuovamente i banchi e ci prepariamo al peggio. Il tempo scorre solo con il rumore della gente che si gratta la testa e di penne che scrivono. Alla fine, il professore, ritira i compiti e poi dato che manca ancora una mezz'oretta decide di correggerli con noi presenti, quindi abbiamo pure un bellissimo voto da portare a casa. Il resto della giornata scolastica scorre nella normalità, quando esco, vorrei andarmene direttamente a casa, ma poi cambio idea. Decido di cambiare strada, così da far perdere il mio compagno di classe, Kristopher, anche se in realtà lui conosce la città molto meglio di me e quindi forse sarò io a perdermi.
Scelgo le strade che avevo già percorso il primo giorno di scuola (e le stesse che i miei cugini mi hanno fatto fare per metà estate, cioè da quando sono qui), così da non perdermi per andare a scuola, poi, però, all'ultimo momento, invece di prendere la via di casa, giro dall'altra parte. Cammina cammina, arrivo al cartello che indica la fine della città, poco prima c'è un parchetto, decido di fermarmi lì a sedere. Punto una panchina e mi metto in un angolino, dopo qualche minuto il verde cappelluto, fratello della mia amica, si mette seduto vicino a me.
«Speravo che saresti uscito allo scoperto» gli dico appena mi accorgo della sua presenza
«Mi sembrava di avertelo detto che non ti avrei abbandonata, passatempo» Kristopher, con un sorriso decisamente inquietante
«Ho intenzione di fare un lungo viaggio, vuoi venire con me?» domando apertamente temendo che la sua risposta sia un sì
«Sono la tua ombra, dove vai tu, vengo anch'io. Dove ha intenzione di andare?» Kristopher mantenendo lo stesso tono di prima
«Lo scoprirai a Natale» dico, mi alzo in piedi e poi mi dirigo verso casa, dopo un paio di svolte sbagliate riesco a trovare la strada giusta.
Entro in casa e ad aspettarmi c'è lo zio, perché adesso è finito il tempo degli straordinari, invece in questo periodo la zia ha molto lavoro dato che lavora in un bar aperto stagionalmente solo in inverno.
«Lilly, ho preparato il pranzo, ho mangiato la mia parte, serviti pure, scegli un piatto a tuo piacimento. Il resto della famiglia deve ancora arrivare, ma ho già fatto le parti.» Mio zio appena entro in casa, poi mi saluta e esce nuovamente.
È strano che ancora non sia tornato ancora nessuno, non sono rientrata presto neanche io. Mangio sconsolata la mia parte, lo zio ha anche lasciato un dolce diviso in otto parti uguali e manca solamente una fetta, mangio la frutta e poi un pezzo di dolce. Vado in bagno, poi direttamente in camera mia a fare i compiti e studiare, aspettando che arrivi qualcuno. All'ora di cena inizio a preoccuparmi, in quanto, nonostante sia trascorso molto tempo, sono ancora da sola in casa. Smetto di studiare storia e mi dirigo in sala. Cammino avanti indietro pensando cosa posso fare, poco dopo le 20:30 entra in casa la zia
«Lilly, sei da sola in casa?» la zia appena mi trova in sala
«Si, ma sono in ansia, ormai anche lo zio doveva essere tornato da lavoro» Io
«Lo zio e gli altri dipendenti avevano una riunione, invece, per quanto riguarda i tuoi cugini, dovevano essere già in casa» La zia, evidentemente in pensiero per i suoi figli.
«Che facciamo?» Le domando di nuovo
«Dovremmo andare a cercarli» zia Camille, senza aspettare che finisca la frase mi butto fuori dalla porta, lei mi segue
«Hai un'idea di dove potrebbero essere andati?» io, per quanto mi dispiaccia non conosco così tanto bene gli altri membri della famiglia. La zia si mette un dito sotto al mento e chiude gli occhi provando a pensare, dopo qualche minuto li riapre
«Il parco giochi per quelle più piccole, Rachele e Daisy, la sala giochi per Giulia, un campo da calcio qualsiasi per Primula e la scuola per Alfonso» la zia elenca tutti questi posti contandoli sulle punta delle dita
«Iniziamo dal parco giochi e non dividiamoci, dato che io non ho nessun potere simile a quello di Primula e nessuna di noi due ha il cellulare» io, mia zia annuisce, poi torna un attimo dentro e riesce subito
«Ho lasciato un bigliettino al mio maritino così non si preoccupa» zia Camille tornando tutta trafilata
Seguo la zia, quando arriviamo al parco giochi scopro che non è quello dove ho passato alcuni minuti oggi, né quello che c'è al cimitero, ma un altro parco che si trova a 200 m da casa, guardiamo bene in tutti gli angoli, ma delle gemelle nessuna traccia. La zia mi trascina fino alla sala giochi, anche qui cerchiamo in lungo e in largo ma non troviamo Giulia. Sempre più preoccupate ci dirigiamo verso il campo da calcio più vicino, poi passiamo a controllare anche tutti gli altri campetti del paese (in totale tre), ma neanche qui c'è la persona che cerchiamo. Come ultimo tentativo andiamo alla scuola di Alfonso, l'istituto è chiuso quindi non possiamo controllare l'interno, ma sappiamo quasi certamente che non ci sarà nessuno. Torniamo al punto di partenza e cerchiamo di fare un'altra lista di posti, entriamo in casa e scopriamo che al posto del biglietto lasciato dalla zia Camille ce n'è un altro dello zio e recita così: "Cara, ci trovi tutti al ristorante "Tulipano". Se non ti ricordi, i nostri adorati figli ci hanno riservato un festeggiamento speciale".
La zia si tira una manata sulla testa
«È vero!» esclama la mia argentata zietta, io non posso che nascondere la testa nelle mani.
Entrambe ci cambiamo alla svelta e raggiungiamo il resto della famiglia, ormai sono le 11 quando arriviamo al ristorante, la cena dura un'altra ora e poi al ritorno si perde altrettanto tempo tra il traffico serale e il bagno prima di andare a dormire, ormai sono le tre di notte finito tutto.

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