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Lei e lui: dipende dai punti di vista (28)

Senza sapere perché, resto indecisa sulla porta, poi però, temendo di congelarmi del tutto decido che è il caso di entrare in quella casa
«E tu chi sei?» mi chiede un ragazzo dai capelli e gli occhi fucsia seduto al tavolo appena mi vede entrare
Lei e Lui
Il ragazzo, i capelli e gli occhi sono fucsia

«Beh ecco io» Inizio imbarazzata chiudendo la porta, poi poso lo zaino e mi tolgo la giacca 
«Martino, lascia stare la mia amica» dice Teresa spuntando da un corridoio laterale 
«Ah - attimo di silenzio in cui Martino mi squadra ben benino, peggio di un quadro al museo - Piacere, il fratello di questa peste» Dice allungando verso di me la mano destra e al contempo indicando spudoratamente Teresa con la testa, la ragazza lo guarda storta, io mi avvicino e gli stringo la mano
«Bea» Dico sottovoce ma senza aggiungere altro, poi lo lascio andare, lui si rimette composto giusto un secondo prima di parlare di nuovo
«In frigo ci sono dei maccheroni, li prendo, che dici se nel frattempo tu chiami la tua famiglia, così non si preoccupa» il ragazzo facendo retromarcia da sotto il tavolo con la sedia a rotelle, Non lo avevo nemmeno notato... Resto interdetta due secondi, il tempo per Martino di aprire il frigo e per la sorella di prendere i piatti dalla credenza
«Il telefono dov'è?» Chiedo appena mi sono ripresa, appena chiuso il frigo e appoggiato lo scatolino del cibo sulle gambe, il maschietto del gruppo mi indica la sua destra, così noto un apparecchio nero, Che scema! Era davanti al naso! Rossa in viso per la brutta figura mi dirigo in quella direzione cercando di non intralciare il fratello della mia compagna di classe mentre cerca di fare le manovre per portare la pasta al tavolo, miracolosamente riesco a non fare danni ed ad arrivare alla tanto agognata cornetta, la alzo e digito il numero 
«Pronto, chi parla?» Mi risponde al terzo squillo la voce di Giulia
«Sono Bea, ha iniziato a nevicare, una mia compagna di classe mi ha invitato a mangiare da lei, quindi non preoccupatevi, ok?» Le dico tutti d'un fiato, improvvisamente il rumore delle posate diventa più forte mentre dall'altra parte del filo solo il silenzio
«Un attimo» Dice Giulia dopo un po', poi la sento confabulare con qualcuno e la cornetta viene passata di mano
«Ci sono ragazzi?» Sento una voce in lontananza, sembra Alfonso ma non so con chi stia parlando, né di chi 
«Bea stai tranquilla, torna quando riesci. Giulia avviserà i fratelli e la madre, ora scappo al lavoro, ci vediamo più tardi, spero» Lo zio dice di fretta, lo ringrazio e ci salutiamo 
«A tavola!» Dice allegra la ragazza, è rimasto un solo posto con il piatto preparato 
Mi siedo proprio alla sedia davanti al piatto e guardo i due fratelli, mentre cerco di capire quali siano le loro usanze e cosa dovrei fare in questo momento.
«Preghiamo: Dio, ti ringraziamo per il cibo su questa tavola e per la famiglia che ci hai fatto trovare, inoltre ti chiediamo che anche i meno fortunati che abbiano anche loro di che mangiare e vivere, che non conoscano più il significato della parola guerra e che tutti possano vivere in pace, amen» Martino dice
«Amen» Diciamo in coro io e Teresa, dopodiché prendiamo tutti le forchette e iniziamo a mangiare 
«È davvero buonissima» Dico entusiasta dopo la prima forchettata, mai mangiato qualcosa di simile 
«Ricetta speciale di Luca» Martino risponde tra una forchettata e l'altra
«E chi è Luca?» Domando perplessa
«Papà» Risponde tranquilla Teresa dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua, sono ancora più perplessa 
«E perché non lo chiami papà? Siete fratellastri?» Cerco di capire, sono piena di interrogativi
«No, siamo figli adottivi» Teresa ricominciando a inforchettare, il fratello annuisce, cerco di mandare giù la notizia, insieme ad un'altra forchettata di quel cibo paradisiaco.
Certe volte mi dimentico di non essere quella messa peggio, ma che ci sono tantissime altre persone come me, o addirittura messe peggio, invece questi due fratelli pregano per gli altri nonostante le loro difficoltà... Anche se, forse, loro non hanno mai ucciso nessuno...
Pensando, pensando finisco tutto il piatto e senza accorgermene inizio a grattare il piatto 
«Piano, piano! Se hai fame ti diamo qualcos'altro!» Esclama Teresa, la quale sta già lavando i piatti e i bicchieri suoi e del fratello, mentre lui mi guarda divertito
«Ops» mi scappa ad alta voce, i fratelli ridono della mia uscita e del mio comportamento e io divento rossa per l'ennesima volta in questo pomeriggio.
A questo punto mi offro per spazzare il pavimento, i due fratelli mi spiegano dove si trova la scopa e la paletta, sento di dimenticarmi qualcosa, ma in questo momento non ricordo cosa, quindi mi metto all'opera, Martino invece si occupa di pulire la tavola e passa le ultime stoviglie alla sorella, poi sparisce nel corridoio 
«Tu non lo sapevi, vero?» la ragazza rimasta sola con me
«Cosa?» Domando cadendo dalle nubi
«Che siamo adottati, in classe lo sanno tutti, ma mi ero dimenticata che tu sei nuova» Teresa parla tranquilla, a me sorge un dubbio 
«Come lo hanno scoperto? Glielo hai detto tu oppure no?» Chiedo, sono già partita in modalità ficcanaso, spero di non risultarle antipatica 
«Quante domande! - sono già pronta a chiedere scusa per il mio comportamento ma lei continua il discorso - Gliel'ho detto io, quando l'insegnante ci chiede di presentarci alla classe, le prime due cose che ho detto dopo il nome e il cognome sono state: Mio fratello è invalido e siamo stati adottati. Noi ne siamo fieri, non potevamo trovare genitori migliori di Eva e Luca» Teresa, mi sembra veramente contenta, avrei altre domande come per esempio se hanno sempre saputo che i loro non fossero i veri genitori, o come l'hanno presa i compagni di classe, ma decido di mordermi la lingua.
Finito di spazzare, raccolgo le braciole, nello stesso momento la violetta si gira verso di me e si dirige verso la stessa porta che ha inghiottito il fratello, io capisco improvvisamente che cosa non mi ero ricordata, il cestino! L'unica cosa che mi resta da fare è aspettare il ritorno di qualcuno, ma per non stare con le mani in mano lo faccio cercando un bidone, guardo proprio dappertutto.
«Che cerchi?» Domanda il fucsia spuntando fuori da chissà dove, salto dalla paura scatenando una nuova risata, accompagnata da rossore selvaggio sulle mie guance
«Il cestino» biascico, il fucsia mi indica la sua sinistra, dove scintilla un bidone d'alluminio, vorrei tirarmi una manata per tutte le figuracce, prendo nota mentale di farlo più tardi, ringrazio e butto le briciole nell'immondizia poi guardo fuori, non nevica più.
Sospiro, Devo già andarmene, che peccato...
«È triste, non trovi?» Chiede il ragazzo, mi giro verso il posto dal quale arriva la voce, mi è arrivato vicino senza che me ne accorgessi 
«Di che parli?» gli chiedo ricominciando a guardare fuori
«Questa neve si scioglierà, prima o poi. Le cose belle sono sempre destinate a finire, prima o poi» La sua voce sembra melanconica, lo guardo di nuovo, sorride
«Pensavo esattamente qualcosa del genere» Gli dico, poi sorrido di rimando, lui mi strizza l'occhio
«Lo so, leggo nel pensiero - rimango scandalizzata e vorrei chiedergli se quindi ha sentito tutti i miei discorsi interni, ma anche questo mio pensiero viene interrotto - Tranquilla, con me sono al sicuro» Mi tranquillizza lui prima che io possa aprire bocca
«Ok, allora io torno a casa. Salutami Teresa, ok?» gli dico, prendo la giacca ed esco dalla porta, sospiro di nuovo e mi dirigo verso casa 

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