Lunedì (31 ottobre 1994) c'è il ponte, martedì e mercoledì (1 e 2 novembre 1994) è festa, il resto della settimana scolastica passa come un fiume di lava, lasciando noi poveri allievi completamente abbrustoliti. Arriva in fretta di nuovo sabato, nel pomeriggio trovo lo zio disperato in cucina, con un libro delle ricette in mano
«Che c'è zio?» Io
«Ciao Lucilla» lo Zio Edoardo scendendo dalle nubi
«Zia Camille dove si trova? Al lavoro?» Riprovo, nulla
«Oh, Lucilla, fammi un favore, dopo aver mangiato vai al supermercato e comprami gli ingredienti per la torta Cappuccino» Zia Camille, comparendo dal nulla, indaffarata con due pentole
«Io? Perché?» Io guardandoli stralunata
«Due motivi, ti abbiamo retto il gioco con i tuoi amici e non ti abbiamo sgridata per non aver detto loro la verità - arrabbiata - e poi, domani è il compleanno di Alfonso, se dicessi alle tue cugine di andare al supermercato spiffererebbero tutto, invece vogliamo organizzare una sorpresa al nostro ometto di casa. - più dolce rispetto a prima, a questo punto si blocca improvvisamente e si gira verso di me - tu li conosci gli ingredienti della torta Cappuccino, vero?» la zia, improvvisamente preoccupatissima
«Certo zia, è la torta della nostra famiglia, ricordi?» Io facendo l'occhiolino, la zia tira un sospiro di sollievo, vado a mangiare, poi vado in bagno a lavarmi i denti, prendo la mia borsa in camera, metto dentro il portafoglio e scendo le scale, nel momento in cui sto per uscire di casa si ripresenta la zia.
«Ah, Lucilla - mi giro verso di lei con la porta già spalancata - Però glielo dovrai dire ai tuoi amici prima o poi» La zia nuovamente dura, non c'è bisogno che dica cosa dovrò dire ai miei amici, annuisco ed esco di casa chiudendo dolcemente la porta, poi vado al supermercato, miracolosamente senza perdermi neanche una volta, questo perché ci ero già venuta un paio di volte con gli zii, ma non ero sicura di ricordarmi bene il cammino.
Prendo il carrello, entro, mi dirigo convinta verso le scansie con le frecce colorate (le quali indicano cosa si trova in una data corsia), infilo il caffè buono, il latte, la panna, le uova, la farina, il lievito, l'olio, lo zucchero, il sale, gli arachidi non salati e la cioccolata nel carrello guardando scadenze e prezzi, esattamente come mi insegnarono mia madre e mio padre. Mi manca da prendere solo l'acqua (visto che a casa ne avevamo poca), quando in una corsia vedo una ragazza dai capelli rosa trasportare un carrello (ancora vuoto), sul quale è seduto un bimbetto di appena un anno dalla pelle scura, i capelli viola e gli occhietti rossi, la ragazza ci sta scherzando e giocando, guardo meglio l'accompagnatrice
«Ciao Rosa» Io titubante, la ragazza mi guarda, i suoi occhi mi ucciderebbero se potessero farlo
«TU che ci fai qui?» Rosa urlando il tu
«Torta Cappuccino per un compleanno, tu?» Io alzando le spalle
«Sì, certo. La ragazza diversa, la famiglia perfetta, la torta strana, sei una gran rottura di scatole Lucilla» Rosa, brontolando più tra sé che con me.
«Ti lascio da sola con il tuo fratellino» Io facendo per andarmene
«Aspetta, se solo osi dire che ero con LUI - indica il bimbetto - avrai una vita da incubo, CHIARO? - urlando pezzi di frase random, il bambino attacca a piangere - Oh no, Marcello, adesso che c'è?» Rosa dolcemente verso il fratello
«Rosa non vuole bene a Marcello» Marcello continuando a piangere
«Guarda che hai fatto! Ti lascio da sola con lui per due secondi e lo fai piangere» Una donna dai capelli viola e gli occhi rossi avvicinandosi di corsa, svuota le mani dai pannolini, mettendoli nel carrello e prende in braccio il figlioletto
«Su, su, piccolino, che è successo?» La donna, ovvero la madre di Rosa e Marcello
«Rosa odia Marcello» Marcello, sempre singhiozzando come un matto
«Ma non è vero!» Rosa sulla difensiva
«Scusate» Io timidamente, finalmente la donna si accorge che ci sono anche io
«Tu sei quella ragazza» La signora continuando a cullare il suo bambino
«Salve signora preside» Io in imbarazzo sperando di aver indovinato la gemella
«Sei nella classe di mia figlia, vero?» La signora, cioè la preside
«Già, permette - mi avvicino alle due, istintivamente la preside protegge il suo bambino abbracciandolo più forte - non lo voglio prendere, mia zia quando era piccola la sua seconda figlia ha avuto un problema simile, dallo a Rosa» Io convinta
«A me?» Rosa
«A lei?» la madre di Rosa, annuisco ad entrambe, la signora passa il bambino alla figlia maggiore, la quale lo prende e se lo porta vicino al petto, o almeno ci prova
«NO, non voglio, Rosa è cattiva!» Marcello urlante e piangente come mai
«Marcello, ascoltami bene - il bambino smette di urlare come un forsennato e mi guarda ad occhi sgranati - Se tua sorella ti odiasse come dici, a quest'ora ti avrebbe fatto cadere e non ti terrebbe in braccio» Io provando a comportarmi così come mi aveva detto la zia, quando i miei genitori pensavano ad avere un secondo figlio qualche annetto prima, il bambino si guarda intorno e guarda la sorella
«Rosa vuole bene a Marcello?» Marcello
«Certo» Rosa, sembra sincera
«Bene, devo tornare o i miei zii daranno fuoco a casa per l'impazienza, Rosa per quella cosa, te lo prometto» Io andando verso la cassa.
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