Il mattino seguente mi sveglio fiduciosa, pronta ad iniziare una nuova giornata di scuola (lunedì 3 ottobre 1994). Mi preparo
«Lilly» Mio cugino entra in camera senza bussare
«Non si usa bussare?» Gli dico io
«Oh scusa. Ti posso parlare?» Alfonso
«Se mi vuoi prendere in giro per i pasticci di ieri, direi proprio di no» Io
«No, ti devo parlare di un'altra cosa» Alfonso
«Ok, parla» Io, momento di silenzio
«RAGAZZI È TARDISSIMO, TUTTI FUORI!» Zia Camille, la sua voce si diffonde come se in casa ci fosse un megafono. In cinque secondi siamo tutti fuori e corriamo all'impazzata verso le nostre scuole o le nostre fermate delle corriere.
Arrivo a scuola con il fiatone, inizio a salire le scale, arrivo davanti alla classe, Kristopher mi taglia la strada con un ghigno stampato sulla faccia ed apre la porta della classe. La professoressa si gira non appena vede la porta aprirsi.
«Alla buon'ora voi due» La professoressa, alcuni compagni ridono, io sono completamente rossa, Kristopher è naturalmente indifferente
«Come mai siete arrivati insieme?» Qualcuno in classe, sorridendo sotto i baffi o muovendo le sopracciglia su e giù:
«Lilly» Mio cugino entra in camera senza bussare
«Non si usa bussare?» Gli dico io
«Oh scusa. Ti posso parlare?» Alfonso
«Se mi vuoi prendere in giro per i pasticci di ieri, direi proprio di no» Io
«No, ti devo parlare di un'altra cosa» Alfonso
«Ok, parla» Io, momento di silenzio
«RAGAZZI È TARDISSIMO, TUTTI FUORI!» Zia Camille, la sua voce si diffonde come se in casa ci fosse un megafono. In cinque secondi siamo tutti fuori e corriamo all'impazzata verso le nostre scuole o le nostre fermate delle corriere.
Arrivo a scuola con il fiatone, inizio a salire le scale, arrivo davanti alla classe, Kristopher mi taglia la strada con un ghigno stampato sulla faccia ed apre la porta della classe. La professoressa si gira non appena vede la porta aprirsi.
«Alla buon'ora voi due» La professoressa, alcuni compagni ridono, io sono completamente rossa, Kristopher è naturalmente indifferente
«Come mai siete arrivati insieme?» Qualcuno in classe, sorridendo sotto i baffi o muovendo le sopracciglia su e giù:
Io divento ancora più rossa, provo a nascondermi dietro al mio simpaticissimo vicino di banco (che si sta muovendo alla velocità di un bradipo verso il suo banco) e mi dirigo verso il mio posto, ma questa mia decisione aumenta l'ilarità degli studenti. Mi siedo, mi giro verso i banchi in fondo, dove si trova la postazione di Cristina, ma lei è assente. Così, mi ripropongo di informarla del piano non appena tornerà a scuola.
Aspetto impaziente la fine delle lezioni, prima di uscire, Kristopher, si gira verso di me
«Bella famigliola che hai» Kristopher, poi come se nulla fosse se ne va. Allora mi ha seguita davvero!
Una volta che mi sono ripresa dallo shock, mi muovo come un robot e mi dirigo a casa.
Una volta entrata, i miei zii mi accolgono con uno sguardo aggressivo.
«Ciao» Io, guardandoli impaurita
«Lucilla, ieri ci hai fatto preoccupare tantissimo» Zio Edoardo
«Vorremmo delle spiegazioni, sapere dove sei stata e cosa hai fatto» Zia Camille, il tono non mi piace affatto. Racconto loro, per filo e per segno la storia omettendo il solito inseguimento a Kristopher. I loro sguardi diventano estremamente duri, capisco da parte della zia, lei è fatta letteralmente di ferro, ma lo zio mi preoccupa molto, è sempre stato anche fin troppo dolce.
«Ok, ti crediamo, però, purtroppo dovremo darti una punizione» La zia, apro la bocca per protestare
«Vedi di capirci, se non lo facessimo ci metteremmo contro i nostri figli» Lo zio
«E sarebbe un cinque contro due» La zia ancora più preoccupata di me
«Ok. Qual è la punizione?» Io, rassegnata
«Tutta questa settimana (sabato e domenica inclusi) non potrai uscire di casa, a parte per andare a scuola» La zia.
Normalmente sarei felicissima di questa punizione, ma questa volta, direi proprio di no.
«Ok» Io depressa
«E in più, aiuterai la zia in tutte le faccende domestiche e... niente paghetta» Zio Edoardo. Quale paghetta? Io non ho mai avuto una lira!
«Ok, va bene» Io, senza controbattere torno in camera, archivio il piano Kristopher e mi preparo psicologicamente al compito in classe programmato per venerdì ed al resto della settimana. Non si sa mai, se il lunedì inizia così!
Aspetto impaziente la fine delle lezioni, prima di uscire, Kristopher, si gira verso di me
«Bella famigliola che hai» Kristopher, poi come se nulla fosse se ne va. Allora mi ha seguita davvero!
Una volta che mi sono ripresa dallo shock, mi muovo come un robot e mi dirigo a casa.
Una volta entrata, i miei zii mi accolgono con uno sguardo aggressivo.
«Ciao» Io, guardandoli impaurita
«Lucilla, ieri ci hai fatto preoccupare tantissimo» Zio Edoardo
«Vorremmo delle spiegazioni, sapere dove sei stata e cosa hai fatto» Zia Camille, il tono non mi piace affatto. Racconto loro, per filo e per segno la storia omettendo il solito inseguimento a Kristopher. I loro sguardi diventano estremamente duri, capisco da parte della zia, lei è fatta letteralmente di ferro, ma lo zio mi preoccupa molto, è sempre stato anche fin troppo dolce.
«Ok, ti crediamo, però, purtroppo dovremo darti una punizione» La zia, apro la bocca per protestare
«Vedi di capirci, se non lo facessimo ci metteremmo contro i nostri figli» Lo zio
«E sarebbe un cinque contro due» La zia ancora più preoccupata di me
«Ok. Qual è la punizione?» Io, rassegnata
«Tutta questa settimana (sabato e domenica inclusi) non potrai uscire di casa, a parte per andare a scuola» La zia.
Normalmente sarei felicissima di questa punizione, ma questa volta, direi proprio di no.
«Ok» Io depressa
«E in più, aiuterai la zia in tutte le faccende domestiche e... niente paghetta» Zio Edoardo. Quale paghetta? Io non ho mai avuto una lira!
«Ok, va bene» Io, senza controbattere torno in camera, archivio il piano Kristopher e mi preparo psicologicamente al compito in classe programmato per venerdì ed al resto della settimana. Non si sa mai, se il lunedì inizia così!
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