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Lei e Lui: Dipende dai punti di vista (4)

La sera facciamo a cuscinate poi ci mettiamo a spettegolare, dopo un po' ci addormentiamo, io sul sacco a pelo, lei sul suo letto. Il mattino seguente (domenica 25 settembre 1994), quando mi sveglio, Cristina sta ancora dormendo, mi lavo, mi vesto e scendo di sotto, Kristopher è già lì.
«’Giorno» Io, lui non risponde
«Buongiorno, sei già in piedi?» Alex
«Buongiorno cara» Arriva anche Luigi, Alex si dimentica di me e pensa solo al suo maritino, qualche minuto dopo arriva Cristina
«Ciao» lei ancora assonnata
«Ciao Cristina» I genitori
«Perché non mi hai chiamata?» Cristina guardandomi
«Non volevo disturbarti» Io
«Ma che dolce!» Kristopher sarcastico, Cristina si zittisce.

Kristopher si alza e se ne va. Appena Cristina mi fa il cenno convenuto lo seguo, ma non prima di aver salutato Alex e Luigi. Esco anche io di casa con la scusa di andare a prendere una cosa dimenticata non si sa dove. Passo un’intera mattinata a seguire ogni movimento di Kristopher, senza riuscire a “cavare un ragno dal buco”, infatti, lui ha solamente continuato a gironzolare in lungo ed in largo senza una meta precisa. È ora di pranzo, finalmente il signorino si degna di tornare a casa, per non destare sospetti varco la porta prima di lui. Vado in camera di Cristina e riporto tutto ciò che ho visto/scoperto, ovvero niente di nuovo. Quando siamo tutti a tavola Kristopher compare dalla porta e si siede in completo silenzio, mangia silenziosamente e sparisce altrettanto silenziosamente a fine pasto, evitando il resto della famiglia e le loro domande. Visto che, per me, è ora di andare a casa saluto tutti, prendo lo zaino e me ne vado, continuando a seguirlo, anche durante il resto del pomeriggio, Kristopher, se ne va in giro senza una meta apparente, poi arrivata la sera se ne torna a casa, allora decido che forse è ora che anche io torni alla mia. Appena entrata la zia mi da il suo benvenuto facendomi trecento domande tutte insieme, lo zio invece arriva con tutta calma, io rispondo alle domande omettendo l’inseguimento di Kristopher e dicendo di essere rimasta a casa di Cristina anche nel pomeriggio. Fino a venerdì 30/09/94 continuo a seguirlo, ma ancora niente. Sabato (1 ottobre 1994) a scuola Cristina non c’è ed all'ultima ora abbiamo lezione di magia (Evvai!). Preparo le mie cose e passo sotto il banco (ormai sono abituata al fatto che il mio amorevolissimo vicino non mi faccia mai passare). Entra la professoressa, una bella donna dai capelli viola lunghi e gli occhi rossi, mi avvicino.
Dipende dai punti di vista
Professoressa di magia, capelli viola ed occhi rossi
«Scusi prof. Potrei andare un attimo dalla preside?» Io
«Perché?» Lei
«Perché le volevo chiedere una cosa, ecco» Io, notevolmente in imbarazzo sotto il suo sguardo, letteralmente rosso fuoco.
«No, non puoi uscire, torna a posto» Prof, giro i tacchi e me ne torno al mio banco.
La prof fa l’appello, poi dice che vuole vedere quanto si sono rafforzati i poteri dei suoi studenti durante l’estate, così i ragazzi fanno mostra dei loro poteri. M
i soffermo solo su quelli di Isabella che non ho mai avuto il piacere di vedere e scopro che riesce a trasformare gli oggetti o le persone in qualunque cosa voglia. Caspita.
«Ora è il turno della nuova arrivata: Lucilla Bea Sogni» Prof, mi alzo, Kristopher mi fa passare, Un miracolo!, vado verso la cattedra.
«Ecco, io veramente» Io, provo a spiegarle,
«Taglia corto e facci vedere cosa sai fare» Prof, interrompendomi.
«È questo il punto. Io non ho nessuna magia da farvi vedere, non ho poteri» Detto questo, mi sto avviando verso il mio banco (accompagnata dalle risate di scherno che arrivano dalla maggior parte dei miei compagni di classe) quando la prof. mi ferma.
«Sai bene che è impossibile, tutti ne hanno uno - per dimostrarlo si mette a volare – Visto, ci è voluto un po’ per allenarmi, ma ora sono completamente capace. Forza, tocca a te» Prof, posandosi a terra.
Non so che fare. Se sto qui a non fare niente tutti rideranno di me e la prof mi sgriderà perché non ci ho neanche provato, se ci provo e non riesco, tutti rideranno, anche la prof. Cosa faccio? Sto ferma sul posto pensando a queste cose, quando l'insegnante mi scuote.
«Ehy, ehy, tutto bene? Stavi cadendo, dai, torna a posto» la professoressa, torno a posto, sento gli sguardi di tutti addosso, almeno per questi casi il mio vicino è comodo, è l’unico al quale non importa niente! Almeno se Cristina fosse qui!


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